LA TEORIA
DEI CUORI SCORDATI
Per chi non avesse letto il nostro precedente testo Cuori scordati, che è oramai introvabile, riteniamo opportuno dedicare poche righe a una sintesi delle considerazioni sull’affettività e sull’amore contenute in quella ricerca.
Non esistono esseri umani più tristi e solitari di quelli che hanno perso la capacità di amare. Ci teniamo a sottolineare che l’amore, in questa accezione, non sta a indicare una passionale attrazione o un desiderio di possesso, ma un senso di altruistica disponibilità e di abnegazione verso l’altro, indipendentemente dalla corresponsione del proprio sentimento.
Secondo la nostra teoria, l’amore è parte integrante dell’essere umano già in fase prenatale. Tuttavia, esperienze di vita in cui si siano manifestate forme di affettività distorta, per carenza o per eccesso, possono influenzare la naturale capacità di relazione allontanandola, per così dire, da quel range di normalità che permette sia di dialogare empaticamente con gli altri, sia di recepire i messaggi dei propri sentimenti.
Esistono, a seguito di queste disfunzioni emotive, persone che si sono chiuse in sé stesse, oppure che hanno perso la capacità di abbandonarsi all’affettività, o che hanno idealizzato l’amore a tal punto da rendere irraggiungibile, per un eventuale partner, il livello di amore da esse considerato misura minima per concedersi in modo completo e totalizzante.
Questi sono i cuori “scordati”, nel duplice senso di dimenticanza del significato universale della parola amore e di perdita della sintonia (quell’accordo appunto) con i propri sentimenti. La dissonanza si concretizza nell’incapacità di essere empatici con gli altri, nella difficoltà di prendersi cura di chi si ha accanto e, a volte, di sé stessi.
Serge Raspy & Paul Quatreyeux
Come è noto, l’organo del corpo metaforicamente considerato la sede della capacità di amare è il cuore. L’aggiunta dell’ambivalente termine italiano “scordato” consente di definire sinteticamente il soggetto che non ha più la capacità di provare amore, sia perché è in dissonanza con i mondi affettivo-relazionali che lo circondano, sia perché ha dimenticato come ci si debba approcciare con questo sentimento.
Qual è la terapia giusta? Riaccordare il proprio cuore richiede auto ascolto e disponibilità al cambiamento. Come un trauma affettivo può interrompere la capacità di amare, così un altro shock sentimentale lo può ripristinare. Come un lungo periodo di solitudine può rendere difficoltoso il relazionarsi con gli altri, un lungo periodo di socialità può permettere di recuperare questa capacità. Accadono, più spesso di quanto si possa supporre, anche fenomeni esattamente opposti. Persone troppo amate che si “scordano” in quanto “parametrizzano” le loro esperienze affettive, spesso totalizzanti, ricevute in famiglia, e che necessitano di conquistare un rapporto equilibrato con un’affettività meno egoistica.
Accordare uno strumento musicale significa partire da una nota di riferimento, usualmente un La a 440 Hz emesso da un diapason; accordare un cuore significa fare altrettanto senza poter conoscere, purtroppo, la frequenza di riferimento sulla quale è necessario risintonizzare le proprie emozioni.
Lo studio prevede 8 livelli di “sintonia”, a partire da 0, per cui i livelli di “scordatura” risultano essere 7, dove il livello 1 rappresenta una lieve anomalia e il 7 la più grave, come riportato nella seguente tabella:
Livello 0 = Cuore accordato
Livello 1 = Lievissima scordatura
Livello 2 = Lieve scordatura
Livello 3 = Scordatura medio bassa
Livello 4 = Scordatura media
Livello 5 = Scordatura medio alta
Livello 6 = Scordatura alta
Livello 7 = Scordatura estrema
Serge Raspy & Paul Quatreyeux
Per riaccordare un cuore è necessario uno stato di cure affettive o di innamoramento direttamente proporzionale al livello di scordatura: di conseguenza, per rendere nuovamente permeabile al sentimento un caso di livello 7, è necessario un innamoramento estremo, mentre anche una leggera infatuazione è sufficiente a riportare un soggetto inserito nel livello 1 al suo stato armonico naturale.
Serge Raspy & Paul Quatreyeux
ESTRATTO DAL CAPITOLO
IN ASCENSORE
Lo so, ho fatto molti errori, troppi! Ma io ti amo, Christine! Non mi pare vero di poter dire questa parola. Sì, ti amo e so di poterlo fare, di volerlo fare! Ti prego, perdonami, sono cambiato e se non lo fossi ancora abbastanza sono certo che solamente accanto a te potrei riuscirci. Credo di essere innamorato di te da quando eravamo ragazzi. Forse non era l’assenza dell’amore in generale a rendermi arido, ma l’assenza di quell’amore unico e irripetibile, speciale, che provo per te, con te, da sempre!», disse John.
Lei non rispose: si vedeva che era molto turbata. Lui aprì la cartella logora che aveva con sé, ne estrasse una tavoletta di cioccolata, la spezzò in due e la offrì alla donna. Lei riconobbe un disegnino a penna fatto sul retro della patta della borsa.
«Ma tu usi la stessa cartella di quando eravamo piccoli! C’è ancora la scritta che lasciai io: “J ti voglio bene. C”».
«E lo smile che aggiunsi io», sussurrò lui.
Dalla tromba delle scale si sentì la voce dell’addetto alla sicurezza che cercava di rassicurarli. Purtroppo, non era riuscito a sbloccare la cabina dell’ascensore, ma aveva chiamato il servizio di assistenza. «C’è traffico, ma tra poco arriveranno».
Se nel sentire la dichiarazione d’amore i dubbi di Christine sulle buone intenzioni di John si stavano sciogliendo, l’ansia causata dalla situazione, invece, cresceva a dismisura. Il battito cardiaco le accelerava, così come il respiro; a nulla servivano le rassicurazioni di lui.
L’uomo la invitò a sedersi sul pavimento e le si mise accanto, abbracciandola. Lei sembrò calmarsi. Si guardarono a lungo, in silenzio. L’atmosfera nella cabina si tramutò da tesa e drammatica in dolce e romantica. La lattiginosa luce d’emergenza a led parve trasformarsi agli occhi dei due prigionieri in una candela che rischiarava il loro desiderio; fu allora che John cercò di baciarla ma lei, ancora incerta, si ritrasse mentre lui, come colpito da quel rifiuto, emise un urlo straziante.
Serge Raspy & Paul Quatreyeux